Legge Delega sulla disabilità, tutta la verità che sappiamo.

Come forse pochi avranno letto il 27 ottobre scorso è stato approvato il disegno di legge delega sulla disabilità.

Significa che la legge 104/92 e altre leggi importanti per i diritti delle persone con disabilità verranno modificate, per sempre.

Se a qualcuno interessa la legge delega è un tipo di atto un po’ atipico, che da il potere di legiferare al Governo e non al Parlamento. Quindi l’iter è anche più veloce rispetto a una legge “normale”.

Qui, con l’alibi del PNRR (risalente a luglio 2021), questa legge è stata presentata ai deputati per la visione, la discussione ed il voto, solo 10 giorni fa.

Gli emendamenti (cioè qualsiasi variazione a questo testo di legge) che si possono presentare fino al 16 novembre, saranno discussi entro il 22 novembre – cioè i parlamentari hanno 6 giorni per studiare tutto e decidere. La legge deve essere approvata per il 31.12.2021. La legge che è stata annunciata come epocale, la rivoluzione in senso migliorativo della condizione delle persone con disabilità, in Italia. 6 giorni.

Gli unici rappresentanti del mondo delle associazioni per la disabilità che hanno partecipato ai lavori per la stesura del testo sono FISH e FAND.

Poi ci sono i membri dell’osservatorio la cui composizione potete trovare qui e farvi le vostre considerazioni.

Quindi mettiamo il link alla petizione, attivata dal gruppo “Non vedenti, lavoro, pensione” di Salvatore Guarino,  che abbiamo trovato su FB, il cui testo va letto molto attentamente.

Poi qui c’è il contributo di Pietro Vittorio Barbieri, che è uno di coloro che presenterà una memoria nei giorni delle audizioni. A causa sia delle restrizioni dovute al Covid sia per i tempi strettissimi imposti, vengono espletate sotto forma di “memorie” scritte, che ciascuna organizzazione invia. (*) In mezzo a tantissimi addetti al settore ci sono solo pochissime associazioni tra cui Anfass, UICI, Malattie Rare, Confad e Genitori Tosti.

Barbieri è uscito, appunto, con un bel e lungo articolo su Vita, l’8 novembre, intitolato ” Troppo silenzio sul disegno di legge delega”, da leggere con attenzione anche questo. Per chi non lo sapesse, Barbieri che è stato per anni presidente di FISH adesso è presidente del Gruppo di studio sui diritti delle persone con disabilità del Cese, Comitato Economico e Sociale Europeo.

Infine l’11 novembre cioè appena due giorni fa, è uscito questo dettagliato articolo di Carlo Giacobini, che illustra doviziosamente tutto il testo e quindi gli effetti di questo disegno di legge.

Quello che viene da commentare è la distanza tra il mondo reale e il mondo delle leggi, per cui non solo rappresentanti ma direttamente le persone con disabilità, non hanno accesso al secondo, per cui le leggi vengono scritte per una realtà fittizia o che non corrisponde a quella vissuta da milioni di persone nel nostro Paese – non dimentichiamoci che insieme alla persone con disabilità si affiancano inscindibilmente i loro familiari e non solo per motivi di “non autosufficienza”, ma proprio per quei motivi economico-finanziari per cui, se tu sei disabile, difficilmente riuscirai a lavorare, se poi lavori, come abbiamo visto in queste settimane, l’INPS ti taglia la pensione e se non hai un reddito significativo, non puoi certo permetterti una casa e men che meno una famiglia tua.

Se nel gruppo di lavoro che partorisce un testo di legge non ci sono le persone destinatarie della legge come è possibile che quello che ne verrà fuori sia fatto bene, utile, efficace, “performante” da un punto di vista anche economico?

E perché le persone disabili non hanno accesso ai tavoli di lavoro? “Nulla su di noi senza di noi” non è una frase da Bacio Perugina!

Qualsiasi legge che comprima o riduca o lasci nel vago tutto quello che riguarda i diritti delle persone con disabilità non trova e non può trovare la nostra approvazione.

Sia per tutti esempio, da non dimenticare, cosa è successo per la legge sul “Dopo di noi”. Non si può, specie per motivi di fretta o altro, scrivere male una legge “tanto poi è perfettibile”.

Non si può neanche disinteressarsi di ogni cosa e poi, magari, lamentarsi di essere esclusi, non ascoltati. Certi giochetti sarebbe preferibile evitarli così come aver paura di far sentire la propria voce. Tanti poi non hanno assolutamente voglia di “perdere tempo” perché, nel nostro Paese, battersi per i diritti umani (e di categoria) è solo tempo perso. Ci sono cose più importanti, ci sentiamo dire.

Dicono che la colpa è sempre di chi è coinvolto, in pari misura ripartita. e dicono che la verità sta nel mezzo.

Vedremo. 

Nel frattempo un grosso in bocca al lupo a quanti hanno, invece,  cuore certe cose.

Ringraziamo Claudio Tiraboschi per il testo del DDL che mettiamo qui a seguire, in foto.

(*) Se ci fosse qualche presidente di associazione che legge e vuole partecipare alle memorie alla Camera, ci scriva wp 3392118094. So che non scriverà nessuno, ma lancio ugualmente l’appello da questo blog, dato che ancora non ho poteri magici, ma se mi prendo un impegno cerco di adempierlo con le risorse e i tempi che ho a disposizione. 

   Invia l'articolo in formato PDF   

A.S. 2020/21. Il disastro annunciato dell’inclusione scolastica

Scuola. Un mese è passato dall’inizio delle prime scuole che hanno aperto. Com’è stato questo mese per ragazz* e bambin* con disabilità e le loro famiglie?

Un mese passato ad aspettare, vedendo che le previsioni sono state purtroppo confermate: ogni inizio di anno scolastico da qualche anno in qua è sempre peggiore del precedente

Un briciolo di speranza in più l’avevamo, dato che l’emergenza sembrava aver svegliato propositi positivi nella Ministra Azzolina. La realtà dimostra, invece, che questo sistema ha accelerato l’affondamento della scuola pubblica statale. Allontanandone le famiglie, che cercano alternative nella scuola privata o in quella domiciliare. 

Dopo un mese le scuole si sono riorganizzate in autonomia. Autonomia che corrisponde però alla solitudine dirigenziale e di risorse generata dalla riforma Berlinguer di trent’anni fa, non certo ad una reale efficienza della scuola. Solo la professionalità di molti docenti ha scongiurato la disfatta della scuola. 

Adesso, dopo un mese, stanno arrivando gli insegnanti di sostegno, ma tante sono ancora le cattedre scoperte.
Dopo un mese l’assistenza scolastica è invece ancora terra di nessuno.

In particolare nelle regioni del nord Italia, complice la nuova formula del contratto che si interrompe in caso di nuovo lockdown scolastico -che prevede che i docenti vengano automaticamente lasciati senza lavoro e, quindi, stipendio- molti hanno giustamente preferito rinunciare alla chiamata lasciando gli studenti senza sostegno. Molti i casi nei quali, si legge, le scuole han chiesto alle famiglie di non portare i figli a scuola.

Oltre che nella vita scolastica, l’emergenza coronavirus ha portato una fortissima criticità nelle cooperative che tradizionalmente gestiscono l’assistenza scolastica: gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione ed educativi sono di competenza degli enti locali, che a loro volta rimandano ad altre entità sino ad arrivare alle cooperative. Queste ultime, già in precario equilibrio economico in tempi “normali”, con l’emergenza hanno fermato ogni attività anche a causa dell’interruzione dei pagamenti da parte degli enti locali. Ripartire non è stato certo semplice, con ripercussioni organizzative che scoraggiano professionisti che vedono la loro tariffa oraria già tagliuzzata dai passaggi tra Enti (vuoi che ognuno non si tenga qualche briciola?), con uno stipendio finale che rasenta il ridicolo. Una gestione fallimentare che lo Stato ha ideato qualche decennio fa e che ormai grida vendetta.

Soluzioni?

Possono essere viste in due prospettive, ambedue necessarie.
Una rivoluzione culturale e politica, da un lato.
Una revisione globale dell’attuale gestione di docenti e assistenti, dall’altro.

Senza dubbio più pressante la prima, più semplice la seconda verso una revisione della riforma della scuola e, in particolare, dell’inclusione tramite l’abrogazione delle leggi dall’autonomia scolastica (compresa) in poi, non ultimo quel disgraziato DLgs. 66/2017. Per arrivare all’incorporamento dell’assistenza scolastica all’interno del MIUR, con la definizione del profilo professionale degli assistenti e la loro possibile equiparazione al livello degli ATA.

Queste le vie.

Il futuro si prospetta, invece, ancora dipendente dall’apatia di gran parte delle famiglie e dai giochini di potere tra la politica e chi decide ai tavoli dei ministeri, federazioni sulla disabilità incluse. Il disastro annunciato è arrivato. Quello di portata ancora più dirompente per i diritti delle persone con disabilità si avvicina sempre di più.

   Invia l'articolo in formato PDF   

Inizia la scuola, la discriminazione si perpetua: 2018peggiodel2017peggiodel2016peggiodel2015….

Un anno fa scrivevamo del “solito amaro inizio dell’anno scolastico”. E quest’anno?
Cambiato il governo e il Ministro dell’istruzione; nuove promesse, nuove speranze per le famiglie con figli con disabilità. Infrante con l’inizio dell’anno scolastico.

Ci rendiamo conto che stanno eliminando l’inclusione scolastica??? Ci rendiamo conto che si va verso la riapertura delle scuole speciali???
La memoria purtroppo è corta, ma la storia è li: scritta, disponibile ogni anno per ricordarci dove rischiamo di tornare.

E, come ogni anno, si è iniziato peggio dello scorso:
– mancanza di insegnanti di sostegno;
– caos nelle nomine;
– mancata continuità didattica da un anno con il seguente;
– mancanza di assistenti all’autonomia e alla comunicazione (ASACOM);
– mancanza di assistenti educatori culturali (AEC);
– docenti di sostegno specializzati lasciati indefinitamente nel precariato;
– ore di sostegno e di assistenza tagliate e spesso del tutto insufficienti;
– classi con svariato numero di alunni con disabilità;
– condivisione dell’insegnante di sostegno tra più allievi contemporaneamente;
– docenti di sostegno non specializzati;
– docenti di sostegno specializzati lasciati senza lavorare;
– edifici con barriere fisiche e sensoriali;
– scuole senza consulenza di pedagogisti esperti nella disabilità;
– mancanza di una strategia pedagogica sulla disabilità;
– POF e PTOF che riportano ancora “handicappato”, che sarebbe il minore dei mali se non fossero documenti avulsi dalla realtà;
– Piani Educativi Individualizzati (PEI) privi di un reale programma inclusivo;
– docenti di classe senza preparazione sulla disabilità;
– fondi distolti dalla scuola pubblica verso quella privata;
– eccetera, si potrebbe continuare a lungo.

Peggio dell’anno scorso, perché tutto quanto scritto sopra è peggiorato sensibilmente.  Peggio dell’anno scorso, perché le norme e le sentenze dei vari tribunali costringono al rispetto delle Leggi, ma la scuola, il MIUR, (soprav)vivono nell’illegalità!

Aggiungiamo che la riforma del sostegno scolastico varata l’anno scorso ad opera del Ministro Fedeli con il D.LGS. 66/2017, prevede la vera decapitazione del sostegno scolastico: in quest’anno dovrebbero entrare a regime i Gruppi per l’Inclusione Territoriali (GIT) che decideranno a livello regionale la gestione del Continue reading

   Invia l'articolo in formato PDF   

Scuola e inclusione: la solita amara apertura dell’anno scolastico?

La Legge 107/2015 di riforma della scuola, sta portando e porterà conseguenze negative pesantissime per gli allievi con disabilità. L’abbiamo detto e non ci stancheremo di ripeterlo. I segnali erano evidenti ad inizio 2017, diventati realtà con i decreti attuativi. In particolare col D.Lgs. 66/2017.
Alla pari delle passate riforme, camuffato in molte parti come progresso positivo, il Decreto 66/2017 ad una lettura un poco più attenta evidenziava immediatamente le enormi criticità. Che abbiamo fin dal disegno di legge rimarcato chiedendo lo stralcio immediato di tutto il disegno di legge; ma dopo che “tanti” non lo han reso possibile, eccoli i primi risultati alle porte del nuovo anno scolastico. Complice l’altrettanto critica riforma dell’assistenza scolastica (anche in questo caso bastava ascoltare e leggere quanto da noi scritto da più parti), si va definendo una congiuntura drammatica per la disabilità a scuola.
Ecco in sintesi le nuove criticità a poche ore dall’apertura dell’anno scolastico 2017/2018.

L’aspetto più rilevante per le nostre famiglie con figli con disabilità è l’esclusione dai processi di collaborazione con la scuola previsti precedentemente dalla Legge 104/92 (già, perché va ricordato che la cosiddetta “buona scuola” è andata ben oltre la delega concessa al Governo, riformando profondamente e pericolosamente una Legge che non poteva essere toccata da quella delega). Il Governo per mano della Ministra Fedeli ha scritto la cancellazione dei GLHI, momento cruciale di programmazione e confronto sulla gestione della disabilità nelle singole scuole. Cancellati anche i GLIP (dove, parimenti, le famiglie potevano interagire e conoscere la programmazione e situazione scolastica) eliminando così il confronto su scala territoriale/provinciale. Facendosi peraltro beffa del binomio Direttiva 27/12/2012 e Circolare Ministeriale 8/2013, creando una grave dimenticanza dei bisogni educativi speciali (BES): non si capisce infatti come potrà organizzarsi il Gruppo di Lavoro sull’Inclusione così come uscito dal D.Lgs. 66/2017. Son passati cinque anni (!!!) da quando abbiamo evidenziato la discrepanza normativa su questo punto, prevedendo l’assoluta impossibilità a seguire quelle (seppur assolutamente legittime e necessarie) dinamiche delle difficoltà scolastiche in senso ampio. Continue reading

   Invia l'articolo in formato PDF   

Inclusione scolastica: si riforma, si arretra, si riforma, si arretra…

Il 7 aprile 2017 sono stati approvati i decreti delegati della Legge 107/2015. Tra questi quello inizialmente emanato dal Governo come schema di decreto Atto 378 riguardante gli allievi con disabilità nelle scuole, ora presentato nel suo testo definitivo.

Fin dalla proposta nel 2014 del disegno di legge Fish/Fand di riforma del sostegno scolastico, arrivando all’attuale testo approvato, Genitori Tosti ha sempre affermato la contrarietà a qualsiasi cambiamento in senso restrittivo dei diritti degli studenti con disabilità sia per le loro famiglie.

Il testo approvato dal governo porta nuove diffuse criticità nel sistema inclusivo, solo in apparenza circoscritto all’ambito scolastico, ma che estenderà i suoi effetti negativi in quello più vasto dell’inclusione sociale delle persone con disabilità, andando a modificare la Legge 104/1992.

Ne esce un sistema scuola distorto, che limiterà l’accesso alla scuola “di tutti e di ciascuno”. Siamo di fronte a un cambiamento che fonda le proprie radici nella discriminazione delle persone più fragili. Una riforma imposta senza aver considerato consigli e richieste di famiglie, docenti, assistenti, esperti.

Le criticità nell’inclusione scolastica, al contrario di quanto affermato dal MIUR, sono in estrema sintesi le seguenti:

  • marginalizzazione della famiglia e delle associazioni nel processo inclusivo;
  • svilimento del PEI, Progetto Educativo Individualizzato;
  • insufficiente formazione del personale docente e non docente;
  • ridimensionamento (e scomparsa) dei GLHI
  • valutazione dell’inclusione scolastica lontana dall’essere fattore inclusivo;
  • sfilacciamento della filiera gestionale che sul territorio perde l’occasione di rinvigorire il ruolo di supporto alle famiglie e alle persone con disabilità, razionalizzando in senso deprimente ciò che fino ad oggi erano i GLIP, Gruppi di Lavoro Interistituzionale Provinciale, e di conseguenza gli UST;
  • burocratizzazione gestionale, tesa a tagliare risorse negando il dialogo;
  • eliminazione della possibilità per le famiglie di aprire un contenzioso in modo razionale;
  • per contro, aumento di contenziosi maggiormente complessi, con oneri crescenti per tutti e spreco di risorse per lo Stato;
  • enorme criticità nella delicata gestione degli aspetti sanitari e di igiene;
  • mancanza di strategie nell’alternanza scuola-lavoro;
  • assenza di visione nel percorso dopo la scuola secondaria di secondo grado;
  • grande incertezza sul futuro dell’insegnante di sostegno e degli assistenti;
  • infine ma non certo di minore gravità: che fine farà la scuola in ospedale e a domicilio, fiore all’occhiello del diritto all’istruzione e allo studio dello Stato italiano?

Nonostante l’impegno eccezionale della Rete dei 65 Movimenti, cui Genitori Tosti aderisce, l’irresponsabilità di coloro avrebbero dovuto più di tutti tutelare le persone con disabilità credendo di poter influire su una governance del Paese storicamente tesa su finalità opposte, sia l’aver perseverato nel mancare la compattezza del mondo della disabilità, ha condotto le persone con disabilità e le loro famiglie a un arretramento nei diritti di oltre vent’anni.

Lo ripetiamo: con i diritti fondamentali non c’è mediazione possibile, ogni compromesso è un’immensa  disfatta in termini di tutela. Il risultato finale è purtroppo esattamente questo.

La Retedei65Movimenti ha diffuso nelle scorse settimane un video nel quale le famiglie chiedono al Presidente della Repubblica di non ratificare il decreto. Invitiamo tutti a guardarlo, ascoltarlo e diffonderlo ovunque le coscienze possano risvegliarsi.

Per il futuro dei nostri figli, delle persone con disabilità è imprescindibile tornare all’idea di inclusione nei fatti; su questo ci impegneremo come associazione e come Rete.

   Invia l'articolo in formato PDF