Oggi ricorre l’anniversario della Legge quadro per la disabilità che uscì nel 1992.
Vi siete mai chiesti chi ci lavorò, come fu che si arrivò, e solo negli anni ’90 del secolo scorso, ad una legge quadro sulla “disabilità”?
In che congiuntura storica-politica-sociale ci trovavamo in Italia, nel 1992?
Chi scrive all’epoca aveva 21 anni ed era lontana luce da tutto questo. Ho provato perciò a fare qualche ricerca e ho trovato quanto segue.
La legge prese l’avvio nel 1987, questo fu l’iter:
” LAVORI PREPARATORI: Camera dei deputati (atto n. 45):
Presentato dall’on. FIANDROTTI ed altri il 2 luglio 1987. Assegnato alla XII commissione (Affari sociali), in sede referente, il 30 novembre 1987, con pareri delle commissioni I, II, V, VI e XI. Esaminato dalla XII commissione, in sede referente, il 10 marzo 1988, 28 luglio 1988, 21 settembre 1988, 1o marzo1989, 2 agosto 1989, 6 febbraio 1991, 23 maggio 1991. Assegnato nuovamente alla XII commissione, in sede legislativa, l’11 novembre 1991. Esaminato dalla XII commissione, in sede legislativa, il 13, 14, 20, 21 novembre 1991 e approvato il 9 gennaio 1992, in un testo unificato con atti nn. 288 (ARTIOLI ed altri), 484 (ARMELLIN ed altri) e 501 (COLOMBINI ed altri). Senato della Repubblica (atto n. 3152): Assegnato alla 12a commissione (Sanita’), in sede deliberante, l’11 gennaio 1992, con pareri delle commissioni 1a, 2a, 5a, 6a, 7a, 8a, 9a e della commissione per le questioni regionali. Esaminato dalla 12a commissione il 15 gennaio 1992 e approvato il 16 gennaio 1992.”.
Quindi, in soli 5 anni, il nostro Paese ebbe questa bellissima Legge. Ma chi furono i proponenti, cosiddetti firmatari? Il primo è l’onorevole Filippo Fiandrotti, piemontese scomparso nel 2016, avvocato. Poi figurano una docente Rossella Artioli, un medico chirurgo Francesco Curci scomparso nel 1996, un sindacalista Carlo D’Amato, un ingegnere Paris dell’Unto, e i politici Sergio Moroni (scomparso nel 1992), Gabriele Renzulli, Raffaele Rotiroti.
Leggiamo l’incipit di presentazione della proposta di legge: “Onorevoli colleghi! Il problema degli handicappati nel nostro Paese è stato spesso affrontato in sede legislativa, in modo approssimativo e in genere inserito in un più ampio contesto di problematiche ritenute similari. (…) Per una corretta impostazione, occorre partire dalla constatazione che la questione degli handicappati è un problema atipico che non può trovare soluzione se non nella conoscenza completa del fenomeno.” Quindi ancora nel 1987 l’approccio alla materia era approssimativo e la conoscenza scarsa – vi invito a proseguire nella lettura qui del documento per rendervi conto appieno dello sfondo culturale dell’epoca. Rimane il fatto che per la prima volta nella storia politica del nostro Paese si è provato a dare inquadramento normativo (e quindi di tutele) a ogni aspetto della vita delle persone con disabilità dalla nascita in poi. Per molti versi questa legge è all’avanguardia ancora oggi, soprattutto perché in moltissimi (specie nelle scuole) non la conoscono e quindi non la applicano. Di tutto quanto di bello è contenuto in questa legge, che è molto, una frase mi ha sempre colpito, il comma 4 dell’art.12:
“L’esercizio del diritto all’educazione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento ne’ di altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap.”
In questa frase è contenuto ben più di quello che corrisponde al significato letterale, significa che alle persone con disabilità viene riconosciuto il diritto all’istruzione e allo studio in quanto il limite non sta nella disabilità connessa all’handicap ma il limite è posto da chi non riesce a trovare le giuste strategie per insegnare e far apprendere queste PERSONE. Lascio perciò il testo integrale della legge che andrebbe letto da tutti: legge 104/92 testo.
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