Perché (anche noi) siamo contrari alla Direttiva MIUR sui BES: i Genitori Tosti scrivono al Ministro Carrozza

Il 23 maggio la nostra Associazione, Genitori Tosti In Tutti I Posti ONLUS,  ha scritto una lettera al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza in merito alla Direttiva MIUR del 27 dicembre 2012, seguita dalla circolare esplicativa n. 8 del 6 marzo 2013, inerente gli alunni con bisogni educativi speciali, chiedendone urgentemente la sospensione.

L’Associazione Genitori Tosti, formata da genitori con figli con disabilità, si batte anche per l’integrazione scolastica di tutte le persone con disabilità; è naturale che l’attenzione per questo processo assai delicato si rivolga in modo analogo a tutti gli allievi che presentano una difficoltà di apprendimento.

Ricordiamo che l’inserimento scolastico rappresenta il principio della partecipazione alla vita sociale di ogni bambino, in difficoltà o meno. In questo senso riteniamo che la Direttiva del 27/12/2012 rappresenti l’ennesimo episodio di gestione poco oculata della scuola pubblica, con particolare gravità essendo coinvolta una platea di persone che sommano ad una condizione complessa un delicato momento della propria crescita.

Chiediamo pertanto:

  • una precisa ed estesa giustificazione normativa circa la modifica, da parte di Direttiva e Circolare (che sono atti amministrativi), degli organismi specificatamente previsti per l’integrazione scolastica di persone con disabilità – quindi normati dalla Legge 104/92: si rischia di trasformare lo strumento cardine per l’interazione tra scuola e famiglia, il Gruppo di Lavoro sull’Handicap di Istituto (GLHI) in una amalgama senza identità né capacità di intervento concreto;
  • di chiarire la modalità gestionale da parte del GLI (ex GLHI) delle “risorse” tra BES con sostegno e BES senza sostegno, tenendo conto che non sembrano esserne previste altre che non siano quelle rivenienti dalla L.104/92;
  • di occuparsi di quanto mai applicato, parzialmente o totalmente, delle misure previste dalla L.104/92 e dalle altre norme in materia di integrazione scolastica: ore di sostegno insufficienti ed assegnate in modo disorganico; riconoscimento di un orario di sostegno ormai spesso largamente insufficiente anche ai cosiddetti “articolo 3 comma 3”; docenti specializzati che specializzati non sono (perché vengono reperiti dalle graduatorie comuni a causa della cronaca mancanza di docenti in possesso di specializzazione); ore “coperte” dagli OSS (operatori sociosanitari) che hanno altre competenze, sicuramente non didattiche; inottemperanza vergognosamente consapevole della L.4/2004 in materia di accessibilità dei libri di testo, contro la quale l’Associazione Italiana Editori è addirittura (!) ricorsa al TAR…

E l’elenco sarebbe ancora lungo.

Onorevole Ministro Carrozza, se il figlio a scuola in queste condizioni fosse il suo, cosa farebbe? Come si sentirebbe?

Attendiamo fiduciosi una sua risposta.

Allegati:

   Invia l'articolo in formato PDF   

“Vecchi” e nuovi compiti del GLI (già GLHI)

Il sacro furore che sembra pervadere il MIUR e i suoi dirigenti in merito alla questione dei Bisogni Educativi Speciali (BES) sta incontrando comprensibili resistenze e, al tempo stesso, sta rivelando l’ignoranza che tanta parte della scuola ha rispetto ai processi di integrazione e agli organi inter-istituzionali che li devono attuare. In un post introduttivo sulla questione, scrivevo:

Il sistema di istruzione viene governato a botte di decreti, direttive, circolari (che talvolta cercano addirittura di intervenire su aspetti normati da leggi…) senza che nessuno, neanche nella stanza dei bottoni, sembri almeno avere un quadro complessivo del risultato che si vuole ottenere. Non credo che nessuno possa obiettivamente affermare che esista qualcosa che assomigli minimamente a una visione condivisa di ciò che la scuola può e deve fare.  In questo, il nostro modello educativo rispecchia lo stato del nostro sistema sociale e rischia di esserne uno strumento di perpetuazione. La prospettiva non appare rosea…

In questo quadro di confusione e incertezza in merito a fini, strumenti e risorse, ultimo fulgido esempio di questa politica di  non condivisione culturale (non sappiamo ancora se destinata anche al risparmio, alla luce delle fosche previsioni contenute nel DEF del 2013) è la Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 [pdf] sui Bisogni Educativi Speciali (BES) e la successiva Circolare 8/2013 [pdf], entrambe emanate da un Governo dimissionario senza confronto o discussione alcuna.

Per chi vuole approfondire l’argomento, oltre all’ottima sintesi di Franco Castronovo (qui sotto), consiglio anche la lettura di questo documento della LEDHA scuola, che riassume le principali obiezioni in merito.

Continue reading

   Invia l'articolo in formato PDF   

News! Maria Grazia Fiore (GT Puglia) e ISAAC Italy

isaacDal 1° giugno 2013, Maria Grazia Fiore (già referente per la Puglia per i Genitori Tosti) fa parte del Consiglio Direttivo di ISAAC Italy, a cui è associata come professionista.
ISAAC Italy è il Chapter Italiano dell’International Society for Augmentative and Alternative Communication (ISAAC).

L’I.S.A.A.C. è un’organizzazione dedicata allo sviluppo nel campo della Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, attraverso la promozione di scambi di informazioni, ricerca ed accesso alla comunicazione.

Fondato nel 1983 in Canada, I.S.A.A.C. conta attualmente più di 3500 membri in più di 50 paesi, inclusi 15 Chapter nazionali/regionali.
Attualmente nel mondo esistono Chapters in Canada, Danimarca, Finlandia, Inghilterra, Irlanda Israele, Italia, Olanda-Fiandre, Norvegia, Spagna, Svezia, USA, Area di lingua tedesca, Area di lingua francese.
Continue reading

   Invia l'articolo in formato PDF   

La bacchetta magica per l’inclusione [di Maria Grazia Fiore]

Articolo dal sito di Maria Grazia Fiore, Speculum Maius (prima parte di una serie di articoli coordinati sulla Direttiva Ministeriale (e annessa circolare) sui BES, emanata dal MIUR a dicembre scorso.

***

I nostri modelli educativi sono, in un certo qual modo, il prodotto del sistema sociale e contemporaneamente il mezzo privilegiato della perpetuazione di questo.
J. Ardoino, Educazione e politica, 2001

Prologo: “Che cosa vogliamo creare?”

In un interessante post di qualche giorno fa, Galatea Vaglio sottolineava come il problema dei tagli continui di risorse (finanziarie e “umane”) al capitolo “istruzione” sia certamente importante in questo momento ma non meno di quello della mancanza di consapevolezza sul “dove stiamo andando” (quella che i patiti di teorie organizzative chiamerebbero banalmente vision).

I soldi, dunque servono: servono per dare continuità ai progetti, servono per far funzionare a regime le sperimentazioni inventate per spirito di servizio dai docenti e dai dirigenti illuminati, servono per l’organizzazione ed il mantenimento delle buone pratiche. Ma non sono solo quelli il problema. Il problema fondamentale, secondo me, è che noi tutti, docenti, dirigenti, anche genitori, vorremmo sapere e capire, prima di avere i soldi e presentare i progetti, che cavolo di scuola si vuole in Italia

A scuola, come in ogni altro settore dell’economia italiana (e la scuola è un settore dell’economia, anzi, è quello che deve dare il la allo sviluppo economico) si naviga a vista, e ognuno un po’ facendo come gli pare. Le indicazioni ministeriali e le riforme arrivano, vengono applicate anche, ma un po’ così come capita, anche perché un po’ così come capita paiono fatte. Un anno ci dicono che dobbiamo digitalizzarci, e noi ci digitalizziamo: mettiamo le lim in classe, ci arrivano i nuovi libri in formato ebook, ci dicono che quello è il futuro ma non ci mandano un “foglio del come”, fidandosi nell’italica arte di arrangiarsi ad imparare cosa serve, o sul tacito patto che il docente che non vuole in realtà adottare la novità si limiterà ad adottarla per pro forma continuando a fare come ha fatto prima.

Quando mi innamorai delle Learning Organization (ho avuto passioni teoriche che neanche potete immaginare…), il concetto di visione condivisa descritto da Peter Senge ne “La quinta disciplina” mi fulminò e rimane ancora un punto di riferimento fondamentale nella mia maniera di approcciarmi alle problematiche organizzative (scolastiche e non). Secondo questo autore

al suo livello più semplice, una visione condivisa è una risposta alla domanda: “Che cosa vogliamo creare?”… le visioni personali derivano la loro potenza dalla profonda sollecitudine dei singoli per la loro visione. Le visioni condivise derivano la loro potenza da una sollecitudine comune. In effetti, siamo giunti a credere che uno dei motivi per i quali le persone cercano di creare delle visioni condivise è il loro desiderio di essere connesse ad un’iniziativa importante.

Ritornando alle osservazioni di Galatea (e correlandole con quelle di Senge) ne emerge chiaramente la totale mancanza di condivisione dei diversificati “disegni riformatori” che si sono susseguiti negli ultimi decenni a carico del sistema di istruzione pubblico, “tagliando” senza alcun criterio di merito e imponendo per via burocratica i nuovi assetti da far applicare agli operai/docenti alla catena scolastica di montaggio.

Il sistema di istruzione viene governato a botte di decreti, direttive, circolari (che talvolta cercano addirittura di intervenire su aspetti normati da leggi…) senza che nessuno, neanche nella stanza dei bottoni, sembri almeno avere un quadro complessivo del risultato che si vuole ottenere. Non credo che nessuno possa obiettivamente affermare che esista qualcosa che assomigli minimamente a una visione condivisa di ciò che la scuola può e deve fare.  In questo, il nostro modello educativo rispecchia lo stato del nostro sistema sociale e rischia di esserne uno strumento di perpetuazione. La prospettiva non appare rosea…

In questo quadro di confusione e incertezza in merito a fini, strumenti e risorse, ultimo fulgido esempio di questa politica di  non condivisione culturale (non sappiamo ancora se destinata anche al risparmio, alla luce delle fosche previsioni contenute nel DEF del 2013) è la Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 [pdf] sui Bisogni Educativi Speciali (BES) e la successiva Circolare 8/2013 [pdf], entrambe emanate da un Governo dimissionario senza confronto o discussione alcuna. Continue reading

   Invia l'articolo in formato PDF