Che cosa abbiamo chiesto, noi GT, al Parlamento Europeo

Di seguito il testo (*) della petizione che abbiamo inviato al Parlamento Europeo a settembre 2021 che è stata accolta a fine marzo 2022.

L’effetto principale è stato quello dell’avvio di un’indagine per verificare che il nostro Governo avesse applicato ogni legge/direttiva e quant’altro in merito.

Vale davvero la pena rileggerne il testo, in un periodo in cui si parla di giustizia nel lavoro, di reddito minimo, di diritti dei lavoratori, di dignità delle persone, di pari opportunità,di politiche a favore delle donne e delle famiglie, di Europa.

Cogliamo anche l’occasione di augurare a tutti un sereno Natale.

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In Italia la Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (art. 1).

La Costituzione, in Italia, dice anche che:

-Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (art.3)

– La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. (art.35)

– Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

– La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.

– Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali

retribuite, e non può rinunziarvi.

– La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. (art.37)

Inoltre ricordiamo che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani – OHCHR recita:

1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.

2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.

3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.

4. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi. (art.23)

– Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite. (art.24)

– 1. Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

– 2. La maternità e l’infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale. (art.25).

In Italia esistono almeno un milione di persone che hanno rinunciato al proprio lavoro e quindi non hanno reddito, per prestare assistenza continuativa h24 ad un proprio familiare coabitante.

L’ordinamento giuridico italiano ha definito queste persone caregiver familiari in base a quanto scritto nel comma 255 della Legge Finanziaria del 2018.

Il 90% di queste persone sono di sesso femminile.

Nel caso di donne/mamme di persona non autosufficiente dalla nascita, accade che l’assistenza dura anche 40 e più anni. Queste donne non percepiscono nessuno stipendio per il loro lavoro di cura e non hanno nessun tipo di riconoscimento per cui i servizi sociali territoriali o centrali predispongano interventi di tutela, sostegno, affiancamento, formazione e nel caso di malattia, sostituzione con personale adeguatamente formato. Spesso rinunciano a curarsi perché non sanno a chi affidare il proprio caro così come non si riposano mai, nemmeno la domenica, nemmeno di notte.

Nel caso di morte del caregiver e nel caso in cui il caregiver sia tutto il nucleo parentale esistente, l’assistito finisce chissà dove, in quale struttura e assistito chissà come.

Lo Stato Italiano non è in grado di fornire strutture, servizi e personale per sostituire l’encomiabile lavoro svolto dai caregiver familiari al proprio domicilio, che non si limita solo all’accudienza, ma si occupa di qualsiasi settore della vita compresa l’istruzione se il proprio caro è in età scolare.

L’associazione Genitori Tosti In Tutti I Posti

chiede

che il Governo italiano riconosca i caregiver familiari italiani che hanno rinunciato al lavoro per assistere il proprio caro come lavoratori e quindi li doti di ogni tutela connessa a questo status che significa stipendio, malattia, ferie e pensione.

Al Senato è tuttora giacente la legge che dovrebbe dare questo riconoscimento ma lo Stato italiano attraverso i suoi organismi non intende riconoscere il lavoro di queste persone, dichiara che non ci sono soldi per una simile operazione e che il massimo che si può fare è un bonus mensile fino a 500 euro, ovviamente con il meccanismo della richiesta ad esaurimento del fondo stanziabile che, in base alla legge finanziaria 2021 è di 30 milioni all’anno per il triennio 2021-22-23.

Però a livello regionale e comunale ci sono già assegni mensili, che non risolvono assolutamente il problema posto dall’assistenza e dal tipo di lavoro svolto dai caregiver familiari.

La legge italiana invece dovrebbe normare la categoria, dare la dignità di lavoratore a queste persone smettendo di discriminarle ed impedendo loro di avere un reddito dignitoso; inoltre la legge dovrebbe gestire le risorse e coordinare gli interventi sul territorio attraverso le leggi regionali – che mancano nel 70% del Paese.

L’associazione Genitori Tosti In Tutti I Posti chiede al Parlamento Europeo attraverso la commissione dedicata, ed in base alla Direttiva (UE) 2019/1158 relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza recentemente approvata, di sollecitare al Governo italiano il riconoscimento dei caregiver familiari (intesi come persone che si occupano di un parente, con il quale coabitano e per il quale hanno rinunciato a lavorare, alla propria vita e a tutto per fare in modo che il proprio caro avesse un tenore dignitoso e il più possibile inclusivo) come lavoratori, in modo che queste persone abbiano un reddito come chiunque che svolge un lavoro e che sia loro riconosciuto il valore sociale del lavoro che svolgono.

Lo scorso anno una sentenza della corte costituzionale ha imposto al Governo italiano di aumentare la pensione delle persone con disabilità maggiorenni in stato di gravità (art.3 comma 3 legge 104/92) al minimo considerato dignitoso per vivere nel nostro paese e quindi oltre il doppio di quello che invece sarebbe la pensione mensile (287 euro).

Si parla, a livello europeo, di approvare il salario minimo, cioè un reddito da lavoro sotto al quale non si può scendere.

Noi crediamo che sia possibile trovare un reddito mensile dignitoso per i caregiver italiani e che sia sostenibile dalle casse statali del nostro Paese.

(*) questo testo è contenuto nel saggio “L’esercito silenzioso- i caregiver familiari italiani” di A. Corradi e G. Barin, disponibile qui

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L’esempio dello sport

Ndiaga Dieng è un atleta italiano che nelle gare degli Assoluti di atletica leggera a Rieti dello scorso fine settimana, 25 e 26 giugno, si è piazzato sesto nelle finali, con il tempo di 1:49.04. Il vincitore nonché neo campione italiano, Tecuceanu Catalin, ha fermato il tempo a 1:46.62.

Ndiaga Dieng ha partecipato ai giochi paralimpici di Tokyo 2020 (tenuti nel 2021 a causa dell’emergenza sanitaria) nella categoria T20, atleti con disabilità intellettiva relazionale, ottenendo la medaglia di bronzo nei 1500 metri e il quinto posto nei 400 metri.

Una persona, un atleta eccellente al quale va tutta la nostra stima e incoraggiamento.

Il fatto che una persona con disabilità partecipi alle competizioni assieme a chi disabilità non ha rappresenta un momento importante per molteplici motivi. Non è così scontato infatti che una persona, sebbene con doti e qualità di assoluto rilievo, abbia la possibilità di mescolarsi assieme a tutti alla pari. Diversamente da altre realtà, ad esempio quella scolastica o quella lavorativa, lo sport è senza dubbio un ambito dove conta maggiormente il lato della prestazione, grazie al quale il valore assoluto viene riconosciuto.

Più in generale, invece, il principale elemento di riflessione credo sia sul sistema sociale che classifica e divide sulla base del più forte, della prestazione migliore. Un sistema che in certi casi esalta la persona per le sue qualità fisiche, in altre non ce la fa ad estirpare la discriminazione, talvolta feroce, a danno di quelle stesse qualità.

E se gli atleti fossero realmente tutti assieme a gareggiare? Una cosa del genere aprirebbe all’evidenza della classificazione compiuta su ognuno di noi; ad interrogarci sul concetto del miglioramento, della crescita continua, dello sfruttamento; sulla sua consistenza e utilità.

Sarà possibile vedere atleti con e senza disabilità in un’unica Olimpiade? Esiste un sistema che accolga tutti equamente senza pregiudizi?

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Sostenete la PETIZIONE di Genitori Tosti sul CAREGIVER IN EUROPA!

La sede del Parlamento Europeo

Pubblicato sul blog GT il 15 giugno 2022

Come tutti sapete, da fine marzo 2022, il Parlamento Europeo ha ricevuto la nostra petizione (depositata a settembre 2021). La Petizione è stata registrata con il n. 0981/2021.

C’è la possibilità di sostenerla cioè di “votarla” e fare così sapere quante persone dall’Italia ritengono importante questa petizione.

Per sostenere la petizione è necessario:

1) registrarsi sul portale delle Petizioni del Parlamento Europeo, cliccando su questo link:

https://www.europarl.europa.eu/petitions/it/home

inserendo i dati richiesti;

2) attendete la e-mail di conferma che verrà inviata all’indirizzo mail che avete inserito durante la registrazione. Aprite la mail e cliccate sul link che conferma il vostro indirizzo mail;

3) procedete cliccando il link qui di seguito per caricare la pagina del sito delle Petizioni del Parlamento Europeo:

https://www.europarl.europa.eu/petitions/it/petition/content/0981%252F2021/html/Petizione-n.-0981%252F2021%252C-presentata-da-Giovanni-Barin%252C-cittadino-italiano%252C-a-nome-dell%2527associazione-%2522Genitori-Tosti-in-Tutti-i-Posti%2522-%2528APS%2529%252C-sul-riconoscimento-dei-prestatori-di-assistenza-come-lavoratori-in-Italia?fbclid=IwAR3b–eXfwJTMYRALjUEnY4yIAoQvE1wuXvgeIpQ7cmEiOP7R6sKnA02OJI

e poi sul pulsante “sostieni petizione”. Si apre la pagina della petizione e in basso cliccare il pulsante “sostieni”.

E’ un po’ macchinoso, ma più complicato descriverlo che a farsi.

Se non dovesse funzionar eil link qui sopra, potete cercare la petizione inserendo nel riquadro “ricerca rapida in “Petizioni” il numero 0981/2021.

Vi chiediamo due minuti di tempo per fare un gesto davvero molto importante per tutte e tutti i caregiver.

Grazie a tutti!

Vi ricordo che a settembre l’Europa emetterà la direttiva sul lavoro di cura e la Genitori Tosti contribuisce ai lavori in rappresentanza del nostro Paese.

Forza perciò: date peso alla petizione sottoscrivendola!

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Di sentenza ferisce…

Lo scorso 15 settembre, dopo la sentenza del TAR che annullava il Decreto 182/2020 sul nuovo PEI, scrivevamo:

Abbiamo già scritto delle criticità che aveva il decreto. Gli elementi che erano stati promossi dal Decreto 182/2020 facevano tuttavia pendere nettamente in positivo il bilancio inclusivo.

Se la qualità dell’inclusione scolastica non ha un limite nel costruire un efficace progetto di vita, è importante arginare le cadute verso la discriminazione che possono essere generate da una scuola esclusiva.

Da oggi quell’argine non c’è più. E le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti con disabilità sanno chi ringraziare.

“Ringraziare” chi aveva promosso quel ricorso, ovviamente. Oggi ringraziamo il Consiglio di Stato per aver annullato quella sentenza del TAR, ripristinando di fatto il Decreto 182/2020. In particolare, crediamo importante questo passo della sentenza odierna:

Il decreto impugnato, infatti, disciplina l’assegnazione delle misure di sostegno ed il modello di PEI da adottare da parte delle istituzioni scolastiche. Si tratta di aspetti evidentemente attuativi, di natura tecnica, che chiariscono i criteri di composizione e il modo di operare dei gruppi di lavoro l’inclusione e che mirano ad uniformare a livello nazionale le modalità di redazione dei P.E.I.

Proprio ciò che affermavamo: serve una visione ampia della situazione, senza la quale prevalgono interessi limitati e non certo per tutte e tutti, alunne e alunni con disabilità.

È quindi stato purtroppo perso un anno scolastico prezioso. Un altro anno. E altro tempo si perderà per tornare a lavorare su ciò che era stato interrotto. Tuttavia, meglio tardi che mai.

Adesso la priorità sia di correggere a livello istituzionale le criticità del Decreto 182/2020 e si trovino le strategie per arrivare all’inizio del prossimo anno con una prospettiva inclusiva per tutti, senza dimenticare che la scuola deve essere messa nelle condizioni di lavorare in modo e con tempistiche sensate.

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