
Descriviamo Scuola4ALL, iniziativa attivata a Lodi sull’eliminazione delle barriere. All’infografica qui di sotto segue la descrizione estesa dell’iniziativa. Oppure vai alla pagina facebook a questo link

Scuola4ALL, La scuola oltre le barriere
La riforma scolastica del 2016 ha concretizzato i momenti di alternanza scuola-lavoro degli studenti rendendoli un dato di fatto nella scuola italiana. Se da un certo punto di vista questo passaggio ha evidenziato criticità più o meno importanti, per il mondo della disabilità si sono aperte interessanti prospettive per l’inclusione sociale e la sensibilizzazione sulle barriere a tutti i livelli. Barriere in svariati ambiti delle città italiane, tra le quali il Comune di Lodi. Proprio a Lodi Genitori Tosti assieme a CLEBA, Comitato Lodigiano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche, ha concepito nel 2017 un programma di interventi di lungo respiro, riprendendo e ampliando le proposte che il Comitato ha attivato da oltre venti anni sull’eliminazione delle barriere, con la certezza che siano innanzitutto prima quelle culturali a dover essere superate: sono infatti i limiti culturali a creare a loro volta le barriere, anche e non solo architettoniche. Proposte che si sono profilate su diversi piani: senz’alcun dubbio, quello principale è la creazione di una sensibilità nei giovani che sarà il bagaglio più prezioso degli amministratori cittadini di domani. Su queste basi nasce nel 2004 la collaborazione con l’Istituto cittadino che forma i geometri del futuro, l’Istituto Tecnico Economico Agostino Bassi. Grazie alla sensibilità del Dirigente Scolastico, professor Corrado Sancilio e dei docenti di allora, è stata concretizzata un’iniziativa che ha impegnato studenti, docenti e persone con e senza disabilità nel mappare e proporre soluzioni accessibili in diversi punti della città, cui è seguita la puntuale azione del Comune per eliminare concretamente le barriere.

Arrivando ai giorni nostri, la prima delle nuove iniziative è “La scuola oltre le barriere” che verte su tre importanti aspetti dell’accessibilità e fruibilità della città di Lodi: i percorsi ciclo-pedonali nella città e il loro raccordo con il territorio, il parco dell’Isola Carolina e l’Istituto Bassi. La classe 4M del corso Geometri (anno scolastico 2017-18) ha risposto con entusiasmo e impegno: abbiamo cercato di offrire ai nove tra ragazze e ragazzi la problematica delle barriere con l’ottica progettuale del superamento delle barriere per tutti, “forall“, soddisfacendo contemporaneamente il bisogno primario di fruire la città da parte di chi ha una disabilità temporanea o durevole, sia disegnando una città più bella e accogliente in grado di legare numerosi brani rimasti sfibrati da un processo urbanistico non sempre adeguato.
“Ho visto progetti concettualmente stimolanti e di qualità” afferma il Vicepreside professor Massimo Negri, “Il nostro Istituto oggi pur essendo accessibile può senza dubbio essere migliorato in maniera più armoniosa e funzionale. Ho notato una grande sensibilità delle studentesse e degli studenti nel porre l’attenzione nel mettere su livelli equivalenti le persone con e senza disabilità, studiando soluzioni razionali anche dove si stratificavano problematiche complesse, come sull’Isola Carolina e sui percorsi ciclo-pedonali. E questo non solo da “futuri geometri” o tecnici delle costruzioni, ma da cittadini sempre più attenti a che siano garantite a tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità.

Laura Anelli e Eugenio Bertelli, che hanno lavorato sulla riprogettazione in chiave accessibile dell’Istituto Bassi, raccontano il primo impatto con le barriere dell’Istituto: “Il primo aspetto che abbiamo esaminato è l’accesso all’edificio: chi ha una disabilità motoria oggi deve entrare dall’ingresso secondario sul retro accessibile con servoscala; diametralmente opposto all’accesso monumentale del Bassi. Ragionando assieme ai tecnici di CLEBA abbiamo esaminato e progettato un’alternativa valida per realizzare un accesso comune ed accessibile a tutti. Oltre al sistema di collegamenti interno e alla rivisitazione funzionale delle attività amministrative, abbiamo proposto una razionalizzazione del sistema di comunicazione visiva delle informazioni”.
Il progetto di Rahma El Sheikh, Silvia Cristiano, e Andrea Pellegatta ha invece interessato il Parco pubblico dell’Isola Carolina. “Studiando l’Isola Carolina, che è eccezionale per dimensioni, alberatura e per collocazione a ridosso del centro storico, immediatamente abbiamo focalizzato la nostra analisi progettuale sull’ingresso al Parco: quello che per più ragioni possiamo considerare principale è l’accesso da Piazza Castello, che risulta difficilmente fruibile per una rampa con pendenza eccessiva , quasi nascosto e decisamente poco decoroso. Ridisegnare l’Isola Carolina ha significato per noi non solo restituire al Parco la dignità di un tempo, preservando il patrimonio arboreo, ma anche donare quella attualità funzionale ormai consolidata nei parchi urbani delle città europee, grazie alla quale persone di tutte le età ed abilità possono godere ed usufruire assiduamente del verde pubblico”.
Il terzo nodo progettuale affrontato dai ragazzi è ricucire il contesto dei percorsi ciclo-pedonali diffusi nella città di Lodi. Gli studenti sono stati chiamati ad osservare il raccordo tra i percorsi ciclabili e il sistema viabilistico del territorio circostante. Anche grazie alla collaborazione con FIAB Lodi, gli studenti del Bassi hanno studiato soluzioni specifiche per quei contesti che ancora oggi sono slegati tra loro: “Abbiamo trovato alcuni percorsi non fruibili a chi ha difficoltà o disabilità motoria” affermano Carlo Rossi e Luca Oldani; “a nostro avviso sarebbe utile un piano integrato dei percorsi ciclo-pedonali in quei punti dove manca una strategia per risolvere le criticità tra percorso ciclabile, la viabilità automobilistica e quella pedonale”. “Abbiamo realizzato un “manuale dei percorsi ciclo-pedonali della città di Lodi” accessibili e fruibili a tutti” ci raccontano Mattia Godini e Luca Noli; “Nel manuale, abbiamo descritto nelle sue valenze e criticità ognuna delle zone nelle quali abbiamo suddiviso la città, per poi proporre delle soluzioni progettuali inclusive e razionali. Crediamo che il risultato di questo percorso di alternanza scuola-lavoro sia apprezzabile per la città, nell’auspicio di poter rivitalizzare un dibattito sulla qualità di Lodi quanto mai attuale”.
I tre progetti sono stati declinati nell’accessibilità funzionale a tutte le disabilità: motorie ma anche cognitive e sensoriali, attualizzando le soluzioni tecniche e comunicative ai vari contesti studiati. Il progetto sviluppato sul Bassi è stato premiato a Roma al concorso di FIABA “I futuri geometri” http://www.fiaba.org/i-futuri-geometri-progettano-laccessibilita-edizione-2018/
“Lodi ha la possibilità di confermare di essere una comunità attiva e di riferimento: le associazioni sono pronte a fare la propria parte e crediamo che le attività proposte, che non si esauriscono con “Scuola4ALL”, lo testimonino. Segnalare non basta. Servono proposte, fatti concreti e fattibilità nelle scelte. ”
Giovanni Barin
Crediamo che quanto realizzato dagli studenti possa condurre a riflessioni importanti per la qualità della città di Lodi. Affrontando questi temi delicati e complessi, le ragazze e i ragazzi dell’Istituto Bassi hanno dimostrato che le soluzioni ci sono e devono diventare la prassi per una qualità progettuale che, diffusamente, deve poter permeare dalle proposte urbanistiche di grande respiro fino al dettaglio urbano. Devono però essere sfruttati gli strumenti urbanistici previsti dalla normativa; in tal senso, progettare ed adottare il PEBA, il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche deve essere una delle massime priorità dell’Amministrazione comunale di Lodi. Come già in passato Genitori Tosti, Cleba e l’Istituto Bassi sono a loro disposizione per legare saldamente gli Enti che possono e devono dare risposte concrete alla città.

Il percorso “La scuola oltre le barriere” è stato inoltre inserito in un contesto più ampio denominato “Scuola4ALL” ideato per sensibilizzare la città sui temi di tutte le barriere a partire dal percorso di alternanza, in una giornata, il 12 maggio 2018 nei giardini pubblici Barbarossa (“il passeggio” di Lodi) dove grazie alla collaborazione delle associazioni, di privati tra cui Decathlon e Don Chisciotte e altre sei scuole tra istituti e licei del lodigiano sono state organizzate una serie di attività ludico-sportive.
Tante le opportunità per divertirsi e riflettere durante Scuola4ALL: si va dal campo multifunzione dove la pallavolo e il calcetto saranno praticati, integrandosi, tra persone con e senza disabilità; alle arti marziali orientali, importante esperienza per una reciproca crescita della percezione di mente e corpo tra atleti: Aikido, Karate, TaiChi e Yoga. In uno straordinario calcio balilla offerto dall’ASD Bresso4 si sfidano non 4 ma ben 22 giocatori contemporaneamente in tornei senza le frontiere delle differenze. E poi aree per i più piccoli, dove grazie al negozio Don Chisciotte, alle associazioni “La tela del ragno” e “La casa del Caracol” e alle maestre dell’Istituto Comprensivo Lodi Terzo sono organizzati percorsi sensoriali e di psicomotricità. Grazie alla collaborazione con UICI, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, è possibile provare lo Showdown, una attività sportiva dove affinare i sensi per raccogliere una sfida solo all’apparenza impossibile. Il campo di Showdown è affiancato da quelli del tennistavolo, con gli atleti che si sono sfidati nell’ultimo weekend di aprile 2018 a Lodi al palazzetto dello sport. Interessantissima l’area dove Decathlon e la cooperativa il Mosaico permettono di provare le attrezzature di Aequalis, nuova linea dedicata agli sport paralimpici, qui con la nuova handbike, e le altre biciclette “forall” presentate proprio dal Mosaico a Lodi durante l’evento “BikeAbility”. Il tutto con l’affiancamento degli studenti delle scuole superiori: oltre al Bassi, l’ITAS Tosi di Codogno, l’Einaudi, il liceo Maffeo Vegio, il Merli-Villa Igea e il Volta”.
Ma le proposte non finiscono qui, e ogni attività è identificata dal linguaggio universale dei simboli in CAA, Comunicazione Aumentativa Alternativa, per facilitarne il riconoscimento e la percezione a beneficio di tutti. Analogamente, per l’accessibilità comunicativa, la conferenza di apertura presso l’Aula Magna del Bassi, usufruisce della sottotitolazione e dell’interpretariato in LIS, Lingua Italiana dei Segni.
Ci auguriamo che questa giornata abbia offerto la percezione di cosa significo abbattere le barriere sociali e culturali anche da chi, magari di passaggio o preso dalla curiosità, ha voluto provare la realtà della bellezza di essere nella propria città in un tempo senza barriere. Genitori Tosti, il Comitato e le associazioni presenti lavorano per rendere realtà ciò che troppo spesso risulta essere utopia.
Riflettendo l’analogo concetto in essere nelle scuole pubbliche italiane, solo in una società aperta e inclusiva per tutti possiamo trovare un percorso di vita adeguato ad ognuno di noi. Non devono esserci vincoli di bilancio alla fruibilità delle città. È casa nostra, e bastano davvero poche azioni per un ambiente accessibile e inclusivo: prima tra tutte il sapere fin da giovani studenti che sulle barriere esistono norme e leggi il cui rispetto, oltre che un dovere, genera la qualità che tutti noi percepiamo mancare di fronte a una barriera.
Il convegno del 3 dicembre 2018 “Dalle culturali alle architettoniche. Le barriere escludono”
A conclusione del percorso 2018 di Scuola4ALL, Genitori Tosti e CLEBA hanno organizzato il 3 dicembre 2018, Giornata Mondiale delle Persone con Disabilità, un convegno a Lodi per discutere della tematica delle barriere a 360° partendo dall’esperienza culminata nell’evento del 12 maggio 2018. Inerente al convegno proponiamo l’intervista a Giovanni Barin apparsa, con adattamenti, sul giornale locale.

Dopo l’esperienza di “Scuola4ALL” del maggio scorso , Genitori Tosti e CLEBA, Comitato Lodigiano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche, proseguono il percorso avviato riguardo la sensibilizzazione sulle barriere all’inclusione. Lunedì 3 dicembre si terrà infatti a Lodi il convegno “Dalle culturali alle architettoniche. Le barriere escludono”. Il convegno, ad ingresso libero, si terrà presso l’Auditorium BPL “Tiziano Zalli” in via Polenghi Lombardo, dalle 8.30 alle 13. Realizzato in collaborazione con l’Istituto Tecnico Economico Agostino Bassi e con il patrocinio del Comune di Lodi, del Pio Istituto dei Sordi di Milano, del Collegio dei Geometri e dell’Ordine degli Architetti della provincia di Lodi, il seminario tratterà delle barriere a 360°: culturali, sensoriali, cognitive, comunicative, fisiche e delle strategie per superarle a favore dell’inclusione di tutti, persone con e senza disabilità. Giovanni Barin, vicepresidente dell’associazione Genitori Tosti e referente, assieme agli altri membri di CLEBA, Comitato Lodigiano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche, spiega quali sono le ragioni che hanno portato all’evento.
“Parliamo anzitutto delle barriere alla mobilità. Nella vita di tutti i giorni capita raramente di soffermarsi a considerare quanto sia “scomodo” muoversi in una città, dentro luoghi pubblici come un bar, un ristorante, un supermercato, ma anche nei luoghi privati – basti pensare ai tanti gradini che devono essere superati in moltissime abitazioni prima di accede all’ingresso di casa propria o all’ascensore; oppure quando quest’ultimo non c’è e si abita dal primo piano in su. Una condizione che si nota solo quando per qualche motivo i nostri movimenti “standard” sono limitati o impediti. Oppure quando lo sono i sensi: udito, vista, tatto. Pensiamo ad una banale distorsione o una frattura; o dopo una piccola operazione che rende temporaneamente inabili a muoversi “normalmente”. O al periodo, breve, dopo un intervento di riduzione della miopia. Ma anche allo scorrere del tempo che porta una più o meno graduale diminuzione delle proprie capacità. Oppure ancora agli ultimi mesi della gravidanza, o quando si è costretti a muoversi con carrozzina o passeggino senza marciapiedi adeguati o dover salire con queste attrezzature sui mezzi di trasporto pubblico.
“Ora -continua Barin- pensiamo a chi queste difficoltà -per noi appunto “scomodità” momentanee- le sopporta tutti i giorni, tutto il giorno. Sempre. Persone con una disabilità permanente dalla nascita o per eventi traumatici che possono accadere nel corso della vita. In questi casi ci si rende conto di quanto siano poco accessibili i contesti di vita che la maggior parte di noi considera “normali”. Di quanto importante sia l’accesso senza barriere ai luoghi e alle informazioni; alla possibilità di percorrerli, i luoghi, vivendoli costruendo relazioni. Minorazioni fisiche, sensoriali, cognitive diventano disabilità a causa delle barriere fisiche, sensoriali e comunicative presenti nelle nostre città.
Quindi, Lei afferma, se non ci fossero barriere, non ci sarebbero persone con disabilità?
“In sostanza è proprio così, è un fatto culturale. La nostra società, pur prevedendo legislativamente l’assenza di barriere o la loro eliminazione, nella realtà quotidiana ignora le leggi e, anzi, troppo spesso, genera ulteriori barriere.
In altre parole, come affermano studiosi quali il sociologo Tom Shakespeare, non sono le minorazioni o menomazioni a rendere “disabili”, ma sono proprio le barriere e la mancanza di ausili adeguati a creare le disabilità. Prendendo ad esempio la disabilità fisica, uno o più gradini che rendono inaccessibile un ufficio a una persona in carrozzina, la rendono disabile. Così non sarebbe se ci fossero ovunque rampe o elevatori.
Gli spazi pubblici devono essere studiati adeguatamente per tutti . L’accessibilità per una persona cieca non è garantita dalla rampa pensata per una persona su sedia a rotelle o tramite la semplice rimozione degli ostacoli fisici: per queste persone devono essere studiate e rimosse a priori tutte le barriere percettive. Anche l’assenza di indicazioni o mancanza di accorgimenti atti a segnalare un ostacolo o un pericolo costituiscono una barriera. Ad esempio, la mancanza di indicazione di un dislivello in una rampa o in una scala o di un cambiamento di direzione. Paradossalmente è a minor rischio di incidenti chi utilizza un bastone bianco per muoversi rispetto ad una persona, ad esempio anziana, che utilizza uno scarso residuo visivo per spostarsi in città. Si tratta di attuare tutta una serie di accorgimenti che l’amministratore e il progettista consapevole devono conoscere bene, ma che non sono espressamente previsti dalla normativa vigente.
“Ora affrontiamo le barriere alla comunicazione e degli ausili tecnologici. Se sono una persona ipovedente o cieca ho bisogno del computer, del tablet, della tavoletta Braille, la LIS tattile e di altri strumenti tecnologici quali l’audiodescrizione, per accedere alle informazioni, per risolvere i problemi di salute e per svolgere il mio lavoro: la comunicazione per immagini non ha senso per me. Tutte le informazioni online devono essere veicolate in base alla direttiva sull’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobile degli enti pubblici emanata recentemente ad aggiornamento della legge Stanca.
“Se sono una persona sorda ho bisogno non solo di protesi acustiche o dell’impianto cocleare per poter sentire, ma anche di sistemi che mi consentano di sentire bene le informazioni nei luoghi pubblici e rumorosi (induzione magnetica, sottotitoli, informazioni visive o scritte). E che siano luoghi progettati per sentire bene tutti, senza riverbero o ri-progettati per attutirlo. Se utilizzo la lingua dei segni ho bisogno di adeguate comunicazioni visive, scritte, che gli interlocutori conoscano la LIS o che sia disponibile un interprete nei luoghi pubblici dell’amministrazione o sanitari (ospedale, medico di famiglia). Ho inoltre bisogno di una adeguata illuminazione degli ambienti e che non ci sia sovraffollamento o ambiguità nelle informazioni.
“Le persone con sordità utilizzano prevalentemente il computer, il tablet o la messaggistica dello smartphone per ricevere informazioni e comunicare sia con il privato sia con l’amministrazione o gli organi di pubblica sicurezza: sono state realizzate a questo scopo numerose applicazioni o, in alcune città italiane, la possibilità di interagire con gli sportelli pubblici attraverso chat dedicate all’interno dei siti web delle amministrazioni.
“Se sono una persona con autismo molto probabilmente ho appreso attraverso il percorso scolastico tante informazioni e regole sociali grazie a quel formidabile sistema comunicativo che è la CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa). Ma poi nel mondo fuori dalla scuola non trovo nessun luogo pubblico dotato di informazioni tradotte nella modalità simbolica della CAA, e nemmeno la ritrovo nel Web.
“Non dimentichiamo infine i luoghi della cultura (teatri, cinema, musei) che devono essere accessibili a tutti, o il luoghi all’aria aperta, come i parchi urbani. Sono innumerevoli i casi di difficoltà, piccoli e grandi, che, ripeto, diventano disabilità per mancanza di una visione globale volta a rendere accessibili luoghi, contesti, informazioni. Abbiamo la tecnologia ed enormi potenzialità, ma non le utilizziamo come potremmo.”
Le associazioni attive nella disabilità e le famiglie hanno sollevato queste problematiche da tanto tempo. Quali soluzioni abbiamo per invertire la rotta?
“La realtà dei fatti dice che non bastano leggi emanate più di trent’anni fa e applicate a singhiozzo. La situazione odierna evidenzia come sia necessario un cambiamento radicale. Serve un’azione culturale di sensibilizzazione che non può che partire dai giovani.
Tutti noi dobbiamo condurre ogni azione ricordando di non creare ulteriori barriere e, anzi, di provvedere ad eliminarle. Nella nostra vita professionale quanto nei rapporti interpersonali. E per capire come fare è necessario sapere. Per questo, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità che si celebra ogni anno il 3 dicembre, abbiamo organizzato un convegno su queste tematiche.

Qual è il programma del convegno e quale risultato intendete raggiungere?
“Il convegno del prossimo 3 dicembre si rivolge sia ai professionisti -geometri, architetti e ingegneri, ma soprattutto agli amministratori pubblici e agli operatori del contesto socio-sanitario.
Non abbiamo la pretesa di rendere accessibili e inclusivi nell’immediato tutti contesti urbani nei quali da decenni si stratificano barriere di ogni tipo. Ma possiamo con facilità ragionare su due importanti elementi: il primo è la promozione delle attività con le scuole, dove e si formano i cittadini, gli amministratori, i professionisti di domani. Grazie alla giovane età ragazze e ragazzi conservano ancora la predisposizione neutrale per acquisire il pensiero corretto di operare per il bene di tutti. Ci piace pensare che il motto di Don Milani, della “scuola di tutti e di ciascuno” possa essere trasferito nelle città che possono e devono diventare inclusive.
“Partiremo quindi dalle buone prassi che il sistema scuola del Lodigiano (ma non solo) ha in questi anni saputo concretizzare in prospettiva inclusiva. L’ambito educativo ci condurrà ad Alessandra Galletti di Cerpa Italia Onlus (Centro Europeo Ricerca e Promozione dell’Accessibilità), che tratterà il tema della progettazione degli ambienti scolastici riportando esperienze e strumenti di architettura e pedagogia, che hanno determinato un miglioramento della qualità della vita attraverso una maggiore fruibilità edilizia per tutti, in particolare contrastando la discriminazione e promuovendo il benessere ambientale come strategia inclusiva.
In secondo luogo, parleremo di buone prassi già operative e consolidate in diverse parti del nostro Paese.
Rosa Garofalo in qualità di coordinatrice dell’ANS, Associazione Nazionale Subvedenti Onlus, illustrerà due esperienze relative alla città di Milano: il progetto “Dall’ufficio ideale all’ufficio reale”- un esempio di riduzione delle barriere percettive- e “DescriVedendo”, progetto inclusivo di accessibilità culturale per la fruizione delle opere d’arte.
“Igino Rossi presenterà Il Progetto pilota dell’Istituto Nazionale di Urbanistica “Città accessibili a tutti”. La raccolta delle esperienze in atto in merito alla accessibilità in Italia è apparsa l’azione ottimale per potere sviluppare il Progetto INU basandosi sulla condizione concreta del funzionamento urbano e territoriale. Verranno presentate alcune delle oltre oltre 120 esperienze censite dall’Istituto che tracciano un panorama per molti ignoto di politiche, piani, progetti, strumenti, azioni, studi e ricerche che riguardano l’accessibilità a 360 gradi. Le esperienze porteranno l’Istituto a delineare, con il XXX Congresso e con la VII Rassegna Urbanistica Nazionale che dedicherà una sezione a città e territori accessibili a tutti (Riva del Garda 3-6 aprile 2019), le linee guida in tema di politiche integrate per le città accessibili.
“Avremo a disposizione l’esempio di un’importante città quale Verona, con l’assessore Ilaria Segala, dove stanno lavorando su questi principi da diverso tempo, descrivendo i passi compiuti sino ad oggi verso luoghi e comunità inclusivi.

E ci saranno gli studenti, i veri attori di Scuola4ALL, La scuola oltre le barriere, il progetto che raggiunge con questo convegno uno degli scopi importante che ci eravamo prefissi: legare verso obiettivi importanti e fattibili molte realtà e persone che da sempre nel territorio lavorano ogni giorno per il bene più prezioso: la cultura inclusiva.”
A seguire il testo integrale di un’intervista rilasciata nell’aprile 2018 al giornale lodigiano “ilCittadino” dagli esponenti del Comitato, tra i quali Giovanni Barin e Nicoletta Wojciechowski, soci Genitori Tosti e ispiratori di Scuola4ALL
CLEBA nasce negli anni novanta per merito di ALAH Onlus, storica associazione lodigiana per il supporto delle persone con disabilità, da cui è nata la Cooperativa “Il Mosaico”. In stretta collaborazione con i Consigli di Zona, furono allora avviate una serie di proposte con l’Amministrazione comunale per programmare l’abbattimento delle barriere architettoniche della città di Lodi. Senza dubbio oggi possiamo affermare che iniziative come la creazione di una mappatura del territorio con i luoghi accessibili alle persone con disabilità motoria in carrozzina, realizzata con l’allora APT di Lodi, sono state una presa di coscienza importante sul fatto che la nostra città si fosse sviluppata senza l’adeguata attenzione per una fruizione aperta a e per tutti.
Rosangela Abbiati, Silvana Castellotti e Nadia Valentini, animatrici del primo percorso di CLEBA, ricordano che “dopo le prime attività seguirono collaborazioni con ASTEM, ENEL e con i titolari degli alberghi del territorio: una città accessibile diventa infatti una risorsa capace di innescare un sistema virtuoso anche sotto il profilo economico.
Parliamo di un concetto sviluppato ben 25 anni fa, e con un certo rammarico dobbiamo dire, oggi, che tanto poteva essere fatto, anche considerando lo sviluppo solo recente di programmi di accessibilità in molte città italiane di pregio per offrire il proprio patrimonio storico-artistico accessibile a tutti. Un concetto che, tuttavia, rimane sempre attuale: non pensiamo infatti sia un ambito esclusivamente concepito per le persone con disabilità; il senso è assai più esteso e profondo, basti pensare all’approccio che determinati percorsi possono offrire alla terza età o alle giovani famiglie con figli in passeggino, alla scoperta dei valori delle nostre città”.
Nel 2006 si attiva la preziosa collaborazione con l’Istituto Agostino Bassi, con il coinvolgimento degli studenti del corso per Geometri nel ridisegno di una struttura, un edificio ed una strada senza barriere, sotto la guida del professor Pier Luigi Orsatti, architetto tutt’ora nelle file del CLEBA, e del preside, professor Corrado Sancilio.
“Anche il coinvolgimento dell’Unione italiana Ciechi e Ipovedenti – U.I.C.I. sezione provinciale di Lodi, e del CRABA, Comitato Regionale per l’Abolizione delle Barriere Architettoniche” ricorda Silvana Castellotti di ALAH, “segnò un’importante apertura nel territorio lombardo di queste tematiche particolarmente delicate e necessarie nell’amministrazione di una città. Nel 2006 il progetto fu seguito da dieci persone con disabilità psico-motorie e visive che accompagnarono gli studenti nella città, relazionandosi con loro in modo attivo per offrire quelle preziose indicazioni che, solitamente, rimangono inascoltate”.

L’esperienza fu raccolta nel 2008 dalla pubblicazione “Oltre le barriere. Un’esperienza di rilevazione partecipata”, nella quale il professor Sancilio affermava quella “vocazione di Polo territoriale scolastico di promozione e aggregazione socio-culturale” che “grazie al progetto Oltre le barriere, Percorsi di vita per l’accessibilità edilizia urbana ha permesso ai ragazzi coinvolti di vivere un’esperienza che è andata oltre la semplice conoscenza del territorio, fino a consentire di vivere il modello didattico percorso con i docenti, con una forte motivazione di fondo che ha stimolato enormemente la loro curiosità per trasformarsi in partecipazione attiva. Per molte ore l’aula è stata la strada; il fare degli allievi è stato vissuto attraverso la risposta ai tanti perché”.
La medesima motivazione che oggi è rinata nel percorso di alternanza scuola-lavoro “La scuola oltre le barriere” che CLEBA e Genitori Tosti hanno promosso. Sono tematiche aperte e tutt’altro che risolte in molteplici brani della città e del territorio, sia pubblici che negli ambiti privati, ad esempio nelle nostre abitazioni.
Walter Fossati, coordinatore CRABA e del progetto socio-tecnico del 2006, evidenziava come i “destinatari dell’intervento progettuale fossero un insieme di persone, che vivono la città, che chiedono, come altrove, di non essere mortificate nella fruizione dei luoghi di vita”.
Se pensiamo allo scorrere della vita di ognuno di noi, si palesa in tutta la sua forza la necessità di immaginare oggi gli spazi che avremo inevitabilmente bisogno di utilizzare nel modo migliore e più semplice possibile in qualsiasi condizione di età o salute. “Abbiamo cercato, almeno minimamente”, proseguiva Walter Fossati, “di evidenziare la complessità del compito che viene attribuito a progettisti e costruttori. Complessità che non è sinonimo di impossibilità. Complessità che deve essere affrontata, a nostro avviso, facendo in modo che i tecnici stabiliscano un rapporto significativo con le associazioni rappresentative delle istanze di vita integrata, che sono proprie delle persone con disabilità. In altri termini, bisogna dare vita, in linea di continuità, ad una metodologia progettuale partecipata, fatta di contatti, di rilevazione dei bisogni, di individuazione delle soluzioni confacenti, di potenzialità d’uso dei luoghi di vita”.
Non sono pochi gli interventi suggeriti dal gruppo studenti e docenti del Bassi e dal CLEBA realmente attuati in quel periodo dal Comune di Lodi. Nella pubblicazione si possono osservare, con un certo stupore, delle disattenzioni progettuali diffuse; al contempo, le soluzioni attuate hanno restituito degli eccellenti percorsi accessibili senza pericolose discontinuità e con una qualità ottimale.
E’ stato sufficiente? “Certamente possiamo fare di più”, afferma l’architetto Giovanni Barin di CLEBA: “la qualità diffusa di una città è percepibile tanto nell’intervento macro, trasformando, ad esempio, il gradino in uno scivolo, sia nel dettaglio, garantendo la planarità delle soglie, evitando ogni gradino, anche di pochi millimetri e con l’utilizzo di materiali adeguati. Facendo attenzione che accanto a interventi ben progettati servono maestranze e direzioni attente, professionalmente e culturalmente preparate. Ma l’accessibilità deve essere garantita per ogni esigenza: mappe tattili diffuse in luoghi strategici, segnaletica adeguata e studiata anche per le disabilità cognitive, ad esempio con l’uso della CAA, Comunicazione Alternativa Aumentativa. Anche l’uso della tecnologia risolve grandi inaccessibilità, in particolare quelle comunicative e sensoriali; ad esempio, per la sordità con l’induzione magnetica e ai sistemi wireless digitali”.
“Viviamo in luoghi ricchi di storia che le generazioni passate ci hanno consegnato con il dovere di preservarle per chi verrà dopo di noi. Le città, dagli edifici storici, alle piazze, ai percorsi pedonali e viabilistici devono però poter essere accessibili, nel limite del possibile, per tutti e in modo omogeneo” osserva il geometra Matteo Calori. “Possiamo progettare soluzioni ottimali che consentano la fruibilità per tutti in modo uguale, per poter trasformare il progetto immaginato in realtà, liberando l’individuo dalle quattro mura domestiche rendendolo protagonista e fruitore degli spazi che lo circondano nel suo vivere quotidiano, ma va aperto un confronto con chi ostacola, creando dei muri sia fisici che mentali, culturali, per poter trovare le soluzioni più adatte alla risoluzione delle barriere che ci creiamo, questo è il mio sogno”.
“D’altro canto”, rimarca l’architetto Emanuela Garibaldi, “la normativa italiana è precisa in questi termini. Certo sussiste una forte dicotomia che frequentemente contrappone l’accessibilità a una visione del patrimonio storico-artistico improntata al timore di perdere la memoria architettonica del passato. Gli esempi per risolvere alcuni stalli procedurali tuttavia non mancano: Venezia, grazie al suo piano sull’eliminazione delle barriere, è la testimonianza forse più famosa; ma anche San Marino, ad esempio, dimostra a quale livello di qualità urbana possiamo ambire senza perdere il significato della nostra storia”.
“Gli elementi che caratterizzano una città sono numerosi e complessi”, evidenzia l’architetto Pier Luigi Orsatti, che ha accompagnato e guidato gli studenti del Bassi, dove è stato docente, nella prima esperienza con CLEBA. “Sono il risultato di una stratificazione di interventi dove accanto ad ambiti di pregio possono convivere svarioni grossolani. Non è solo una questione meramente estetica: dove fruibilità, design e sicurezza coabitano efficacemente, la percezione di un’elevata qualità urbana è immediata. L’attenzione deve però essere posta in ogni angolazione. Lodi ha vissuto (e forse conserva) alcuni episodi che hanno evidenziato una certa superficialità decisionale, ad esempio nella scelta di arredi urbani che seppur potendo risultare stilisticamente raffinati, diventavano pericolosi per l’impatto che potevano causare a persone con cecità o ipovisione, oppure semplicemente distratte. Con le medesime risorse possono senza dubbio essere compiute scelte oculate, che grazie alla condivisione diffusa, anche con le associazioni quali CLEBA, coniugano la qualità dell’oggetto alla corretta relazione con le caratteristiche del contesto”.
La concertazione nelle scelte dell’Amministrazione comunale è un elemento fondante nella vita di una città. Ne sono convinti Giovanni Barin e Nicoletta Wojciechowski, membri di CLEBA e di Genitori Tosti Onlus. “Lodi ha la possibilità di confermare di essere una comunità attiva e di riferimento: le associazioni sono pronte a fare la propria parte e crediamo che le attività proposte, che non si esauriscono con “Scuola4ALL”, lo testimonino. Segnalare non basta. Servono proposte, fatti concreti e fattibilità nelle scelte. È però necessaria una regia che solo il Comune può garantire. Le consulte cittadine, se ben regolate, sono uno degli strumenti più potenti per governare con successo questo processo. La Consulta per la Disabilità è stata convocata lo scorso anno, e senza alcun dubbio può essere l’elemento in grado di decretare il successo delle politiche più vicine alle fragilità della popolazione. Anche Scuola4ALL può trarre beneficio dal coinvolgendo delle associazioni, grandi e piccole del territorio. Le consulte hanno la possibilità di stimolare sia la cittadinanza che l’Amministrazione sui percorsi maggiormente virtuosi, raccogliendo le istanze e le risposte per un miglioramento continuo”.
Anche Sabrina Testini, di AISM Onlus, concorda sulla stessa linea: “Condividere le esperienze è un aspetto fondamentale della vita delle associazioni; similmente, i progetti possono essere arricchiti proprio dalle esperienze e competenze di tutti gli attori del terzo settore. Assieme ad Enti e Istituzioni possiamo trovare le migliori prospettive sulle quali basare le nostre azioni. Senza dimenticare che siamo volontari, e che pertanto proprio la comunione di intenti permette di superare i limiti che tempo e risorse impongono a ognuno di noi”.
CLEBA annovera attualmente tra i propri volontari anche gli architetti Chiara Galatola, Annamaria Cremascoli e Paolo Arisi.
“Ci piace pensare che tutte le persone che a vario titolo, in passato e oggi, sono entrate in contatto con CLEBA, restino parte di esso e possano essere parte attiva nelle proprie azioni portando con sé nella vita professionale e personale quel tanto ricevuto durante l’esperienza vissuta insieme nel Comitato”.
