Di sentenza ferisce…

Lo scorso 15 settembre, dopo la sentenza del TAR che annullava il Decreto 182/2020 sul nuovo PEI, scrivevamo:

Abbiamo già scritto delle criticità che aveva il decreto. Gli elementi che erano stati promossi dal Decreto 182/2020 facevano tuttavia pendere nettamente in positivo il bilancio inclusivo.

Se la qualità dell’inclusione scolastica non ha un limite nel costruire un efficace progetto di vita, è importante arginare le cadute verso la discriminazione che possono essere generate da una scuola esclusiva.

Da oggi quell’argine non c’è più. E le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti con disabilità sanno chi ringraziare.

“Ringraziare” chi aveva promosso quel ricorso, ovviamente. Oggi ringraziamo il Consiglio di Stato per aver annullato quella sentenza del TAR, ripristinando di fatto il Decreto 182/2020. In particolare, crediamo importante questo passo della sentenza odierna:

Il decreto impugnato, infatti, disciplina l’assegnazione delle misure di sostegno ed il modello di PEI da adottare da parte delle istituzioni scolastiche. Si tratta di aspetti evidentemente attuativi, di natura tecnica, che chiariscono i criteri di composizione e il modo di operare dei gruppi di lavoro l’inclusione e che mirano ad uniformare a livello nazionale le modalità di redazione dei P.E.I.

Proprio ciò che affermavamo: serve una visione ampia della situazione, senza la quale prevalgono interessi limitati e non certo per tutte e tutti, alunne e alunni con disabilità.

È quindi stato purtroppo perso un anno scolastico prezioso. Un altro anno. E altro tempo si perderà per tornare a lavorare su ciò che era stato interrotto. Tuttavia, meglio tardi che mai.

Adesso la priorità sia di correggere a livello istituzionale le criticità del Decreto 182/2020 e si trovino le strategie per arrivare all’inizio del prossimo anno con una prospettiva inclusiva per tutti, senza dimenticare che la scuola deve essere messa nelle condizioni di lavorare in modo e con tempistiche sensate.

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Dopo il TAR, si va avanti

Sulla vicenda che ha portato alla sentenza del TAR di ieri, 14 settembre 2021, che sostanzialmente annulla il Decreto Interministeriale 182/2020, facciamo due considerazioni.

La prima, importante, risponde alla domanda: e ora?
Per le scuole non cambia la grande opportunità di lavorare sugli spunti inclusivi che il Decreto 182 ha sì sottolineato, ma che erano già ben presenti nella legislazione e nelle buone prassi inclusive preesistenti, tra cui i principali:

  • la visione dell’ICF che speriamo sia ora chiara a tutti
  • i principi ai quali l’elaborazione del PEI deve ispirarsi e rispettare
  • l’estensione della responsabilità inclusiva a tutti i docenti che devono concorrere alla stesura del percorso scolastico.

Proseguite quindi nella formulazione di Piani virtuosi, con il coinvolgimento attivo delle famiglie e di tutti coloro che seguono la vita della persona con e per la quale state lavorando. Pretendete che tutti i docenti contribuiscano al percorso inclusivo, forti della Legge. Fortunatamente la fonte della 104 è ancora vigorosa. Senza comunque dimenticare i successivi sviluppi normativi. Insomma, lasciamoci come sempre alle spalle questi tristi episodi e guardiamo avanti.

Abbiamo già scritto delle criticità che aveva il decreto. Gli elementi che erano stati promossi dal Decreto 182/2020 facevano tuttavia pendere nettamente in positivo il bilancio inclusivo.
Se la qualità dell’inclusione scolastica non ha un limite nel costruire un efficace progetto di vita, è importante arginare le cadute verso la discriminazione che può essere generata da una scuola esclusiva.
Da oggi quell’argine non c’è più. E le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti con disabilità sanno chi ringraziare.

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Quale Esonero?

Tra le tante polemiche, a mio avviso pretestuose, sollevate in questi giorni dopo la pubblicazione del Decreto 182/2020 sul nuovo PEI, su quella relativa all’esonero degli alunni e studenti con disabilità che il Decreto PEI avrebbe sancito invito ad ascoltare il webinar Erickson dal punto di 1 ora e 25 minuti, dove i relatori (Giovanni Simoneschi, Heidrun Demo, Dario Ianes) affrontano la questione https://youtu.be/xmq3eECzdsU.

Genitori Tosti ha sempre espresso il concetto di affrontare le teorie inclusive con la realtà scolastica italiana. Ci sono criticità che possono essere risolte solo con adeguate risorse economiche, mentre per cercare inutili risparmi sono state create barriere enormi: la situazione dell’inserimento di docenti di sostegno del tutto privi di preparazione è uno dei tanti esempi della realtà scolastica italiana. Andreste mai a operarvi da un sedicente chirurgo non dico specializzato, ma che non ha neanche studiato medicina? Certo bisogna fare i conti con tutti i Ministeri coinvolti. Non è un caso che negli ultimi anni quelli delle Finanze e del Lavoro abbiano fatto inserire nelle Leggi il concetto del “costo zero”, anacronistico e discriminatorio. Mettere il carro davanti ai buoi è sempre poco saggio. L’ultima vicenda dei banchi a rotelle deve far riflettere se non sia il caso iniziare dalla radice dei problemi: i temi del lavoro, dell’edilizia scolastica e della qualità dell’inclusione.
Se sui primi poco si può fare senza l’avallo economico, il Ministero dell’Istruzione con il Decreto 182/2020 ha innestato nel quadro normativo alcune novità di rilievo. Prima tra tutte e di inestimabile valore, l’aver finalmente un modello di Pei unico in tutto il Paese. Chi si occupa del supporto alle famiglie credo ne capisca la valenza.

Tra le criticità di questo Decreto, tutte ben note agli attori che si occupano di inclusione scolastica, si nomina l’”esonero”. Che per poche o tante discipline è una realtà costante nell’attuale scuola italiana, da tempi non sospetti.
Nell’ordine corretto della gestione scolastica, trovo che sia deprimente constatare che si voglia decontestualizzare l’inclusione dal processo pedagogico generale: affermare che le persone con disabilità debbano stare a tutti i costi sempre e comunque dentro la classe seguendo tutte le materie, trovo che sia altrettanto discriminatorio e anacronistico. L’inclusione delinea il Piano Individuale (il Progetto di Vita, che finalmente è ben indicato nel Decreto 182) nel quale si innestano tutti gli altri processi, anche quello educativo, grazie all’interazione attiva degli attori nel GLO e, non dimentichiamolo, nel GLI.

Se una persona non può seguire una data materia o parte di essa, che non persegue gli obiettivi del PEI, può in determinati casi non aver senso fargliela fare con le modalità, nei tempi e nei luoghi di chi disabilità non ha. Se d’altro canto il “programma differenziato” contempla già una certa misura di esonero, è però sempre necessario dover eliminare il concetto di “esclusione”, di espulsione verso l’aula “H” che porta direttamente allo stigma. E se vogliamo evitare l’automatismo “fuori dalla classe = stigma”, è necessario modificare il concetto ottocentesco della didattica che nella stragrande maggioranza delle scuole, in particolare di secondo grado, viene ancora oggi utilizzato.
Semplificando quanto affermato dai relatori di cui sopra, serve organizzare una didattica dove tutti possano raggiungere l’obiettivo formativo seguendo quelle materie necessarie ad ottenerlo e non altre dalle quali saranno “esonerati”, che siano persone con o senza disabilità.
Insomma, quella didattica e scuola di tutti e di ciascuno.
Che non è una novità: si attua con successo in tante parti del mondo. Sembra, invece, che si voglia ostacolare e dimenticare tutto il progresso delle strategie pedagogiche degli ultimi anni, irrigidendo la scuola in recinti invalicabili ed escludenti verso una scuola labirintica dove la persona -con e senza disabilità, vista la dispersione esistente- viene abbandonata. Si riaprono ovviamente altri ambiti complessi di discussione, ma che dimostrano l’interconnessione della scuola inclusiva a tutti i livelli organizzativi.

Rimane il fatto che le affermazioni altisonanti della “fine della scuola dell’inclusione” portano esattamente a questa. Oltre al fatto che si tratta di interpretazioni su concetti che non esistono proprio nel Decreto 182 e nelle sue linee guida. Oltre a voler dimenticare, per chissà quale obiettivo, tutto il resto della normativa esistente, innescando ingiustificati terrori.

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29 anni di 104

Testo originale della Legge 104/92

Oggi ricorre l’anniversario della Legge quadro per la disabilità che  uscì nel 1992.

Vi siete mai chiesti chi ci lavorò, come fu che si arrivò, e solo negli anni ’90 del secolo scorso, ad una legge quadro sulla “disabilità”?
In che congiuntura storica-politica-sociale ci trovavamo in Italia, nel 1992?

Chi scrive all’epoca aveva 21 anni ed era lontana luce da tutto questo. Ho provato perciò a fare qualche ricerca e ho trovato quanto segue.

La legge prese l’avvio nel 1987, questo fu l’iter: 

” LAVORI PREPARATORI: Camera dei deputati (atto n. 45):

Presentato dall’on. FIANDROTTI ed altri il 2 luglio 1987. Assegnato alla XII commissione (Affari sociali), in sede referente, il 30 novembre 1987, con pareri delle commissioni I, II, V, VI e XI. Esaminato dalla XII commissione, in sede referente, il 10 marzo 1988, 28 luglio 1988, 21 settembre 1988, 1o marzo1989, 2 agosto 1989, 6 febbraio 1991, 23 maggio 1991. Assegnato nuovamente alla XII commissione, in sede legislativa, l’11 novembre 1991. Esaminato dalla XII commissione, in sede legislativa, il 13, 14, 20, 21 novembre 1991 e approvato il 9 gennaio 1992, in un testo unificato con atti nn. 288 (ARTIOLI ed altri), 484 (ARMELLIN ed altri) e 501 (COLOMBINI ed altri). Senato della Repubblica (atto n. 3152): Assegnato alla 12a commissione (Sanita’), in sede deliberante, l’11 gennaio 1992, con pareri delle commissioni 1a, 2a, 5a, 6a, 7a, 8a, 9a e della commissione per le questioni regionali. Esaminato dalla 12a commissione il 15 gennaio 1992 e approvato il 16 gennaio 1992.”.

Quindi, in soli 5 anni, il nostro Paese ebbe questa bellissima Legge. Ma chi furono i proponenti, cosiddetti firmatari? Il primo è l’onorevole Filippo Fiandrotti, piemontese scomparso nel 2016, avvocato. Poi figurano una docente Rossella Artioli, un medico chirurgo Francesco Curci scomparso nel 1996, un sindacalista Carlo D’Amato, un ingegnere Paris dell’Unto, e i politici Sergio Moroni (scomparso nel 1992), Gabriele Renzulli, Raffaele Rotiroti.
Leggiamo l’incipit di presentazione della proposta di legge: “Onorevoli colleghi! Il problema degli handicappati nel nostro Paese è stato spesso affrontato in sede legislativa, in modo approssimativo e in genere inserito in un più ampio contesto di problematiche ritenute similari. (…) Per una corretta impostazione, occorre partire dalla constatazione che la questione degli handicappati è un problema atipico che non può trovare soluzione se non nella conoscenza completa del fenomeno.” Quindi ancora nel 1987 l’approccio alla materia era approssimativo e la conoscenza scarsa – vi invito a proseguire nella lettura qui del documento per rendervi conto appieno dello sfondo culturale dell’epoca. Rimane il fatto che per la prima volta nella storia politica del nostro Paese si è provato a dare inquadramento normativo (e quindi di tutele) a ogni aspetto della vita delle persone con disabilità dalla nascita in poi. Per molti versi questa legge è all’avanguardia ancora oggi, soprattutto perché in moltissimi (specie nelle scuole) non la conoscono e quindi non la applicano. Di tutto quanto di bello è contenuto in questa legge, che è molto, una frase mi ha sempre colpito, il comma 4 dell’art.12:

“L’esercizio del diritto all’educazione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento ne’ di altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap.”

In questa frase è contenuto ben più di quello che corrisponde al significato letterale, significa che alle persone con disabilità viene riconosciuto il diritto all’istruzione e allo studio in quanto il limite non sta nella disabilità connessa all’handicap ma il limite è posto da chi non riesce a trovare le giuste strategie per insegnare e far apprendere queste PERSONE. Lascio perciò il testo integrale della legge che andrebbe letto da tutti: legge 104/92 testo.

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Apprendisti stregoni e inclusione scolastica.

Erano anni che non vedevo una concentrazione di articoli allarmistici e senza fondamento come quelli che sono usciti la settimana scorsa sul nuovo PEI. 

Titoli come “Scuola, Azzolina taglia il sostegno per i disabili” (Cronachedi) oppure “Scuola, Elio contro i nuovi piani di studio per i disabili: «Alunni discriminati»” (Il Corriere della Sera), “Nuovo PEI, l’associazione CIIS attacca: “Gli alunni con disabilità penalizzati e messi ai margini”” (orizzonte Scuola) oltre alla svagonata di post su Fb  fanno, alla sola lettura del titolo, tremare i polsi. 

Poi si va a leggere il contenuto e quello che affiora è un sorriso sulle labbra che si tramuta poi in riso. Può essere che il periodo abbia messo così a dura prova tutti che si sfinisce a sragionare. Oppure può essere che si abbia la memoria corta, un’infarinatura spicciola e soprattutto non si sia letto il decreto in oggetto che va a definire il PEI. Ci sembra giusto e corretto fare presente che questo decreto è stato approvato nel 2017, quando il Ministro dell’istruzione era Valeria Fedeli (PD) e non Lucia Azzolina. Giova anche sapere che tale decreto è stato approvato dalla commissione istruzione al Senato, presieduta da Sergio Pittoni (Lega). Furono audite un sacco di associazioni pure. 

Noi Genitori Tosti, anche, ci mobilitammo all’epoca, per mesi cercammo di aprire un dialogo per mettere sul tappeto certe questioni nodali. Scrivemmo addirittura a Papa Francesco (219 genitori firmatari), al presidente della Repubblica oltre che a tutti i senatori che formavano la commissione. Partecipammo anche ad un incontro con la ministro Fedeli. Nessuna delle nostre istanze fu mai presa in considerazione. 

Giova ricordare anche che quanti di quelli che oggi urlano allo scandalo e alla discriminazione, erano quelli che all’epoca facevano le audizioni oppure erano nell’Osservatorio per l’integrazione scolastica. Su questo decreto ne abbiamo già parlato, sapientemente, qui . 

Mi chiedo a chi giovi tutto questo che articoli allarmistici contribuiscono a creare: la situazione dell’inclusione nelle scuole italiane è SEMPRE stata critica. Ogni anno da SEMPRE veniamo a conoscenza di numerosi e diffusi abusi di ogni tipo. Ormai è dal 2007 che noi Genitori Tosti ne parliamo e cerchiamo di offrire soluzioni e gli strumenti per difendersi da una parte e strumenti per costruire le buone prassi dall’altra (i seminari di in-formazione o i progetti nelle scuole o le campagne come quella quinquennale dei GLH). Non abbiamo mai aperto gruppi di sostegno dove far affluire genitori  in ambasce per poi buttare fuori un libro da rivendere a questi genitori, nè abbiamo mai chiesto 5 cent a nessuna delle famiglie che, pur non iscritte all’associazione, hanno chiesto il nostro aiuto. Abbiamo persino creato posti di lavoro mediando tra le scuole e le famiglie là dove appunto mancavano le ore o le figure che dovevano essere assunte per consentire il pieno diritto all’istruzione e allo studio degli alunni con disabilità. 

Ci sembra inconcepibile che chi dovrebbe dare le informazioni, invece, crei confusione e alimenti  paure. Invitiamo i genitori a leggere bene il decreto. E prima di fasciarsi inutilmente la testa invitiamo ad  informarsi correttamente, magari si perde un po’ di tempo, è difficile etc ma solo l’informazione corretta e non mediata da terzi che possono erroneamente interpolare aiuta a sapersi destreggiare in quello che purtroppo è il far west scolastico italiano.

Finalmente per legge si prevede che venga steso questo documento fondamentale che è il PEI, oggi il GLO amplia la collaborazione con le famiglie e si potrò finalmente ragione su un modello di PEI uguale in tutta Italia! Prima succedeva che la stesura del PEI venisse rifilata al solo docente di sostegno o peggio all’ASACOM e una volta assemblato veniva fatto firmare in piedi all’uscita di scuola ai genitori, poichè nemmeno il GLHO facevano le scuole e i genitori manco sapevano che cosa firmavano! 

Quindi: attendiamo il prossimo settembre per esprimerci e, nel frattempo, in bocca al lupo a tutti e non perdete la ciribicoccola.

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