
Abbiamo bisogno di voi. Di chi ci segue da poco oppure più tempo. Di chi come noi ogni giorno gioisce e soffre sui traguardi dei propri figli. Di chi ha assicurato un progetto di vita ai propri figli, sia di chi non vede per loro arrivare segnali di un futuro sereno. Di chi quel futuro lo vede ancora di vaga formulazione oppure a portata di mano. Di chi è indignato per le politiche in atto sulla disabilità o ancora non ha una posizione precisa.
Abbiamo bisogno di sentire, capire il vostro pensiero per tenere sempre la barra ben puntata sull’obiettivo, secondo un avere e dare supporto reciproco. Siamo tutte famiglie più o meno provate dalla vita; la scorza che questa ci ha plasmato addosso aiuta nel lottare per i diritti che vediamo giorno dopo giorno erosi da chi li dovrebbe tutelare. Un impegno che va ad aggiungersi alla quotidianità di ognuno di noi. Sentiamo però il dovere di fare di più e cerchiamo di confrontarci per capire dove indirizzare le (ancorché poche) risorse a disposizione.
Chiediamo a chi vuole condurre con noi le battaglie sui diritti delle persone con disabilità di associarsi, rendendosi parte attiva nella vita dell’associazione o più semplicemente appoggiandone le azioni.
L’ambizione, non lo nascondiamo, è di potersi confrontare senza compromessi con le istituzioni, sulla linea seguita dall’associazione in questi anni. Dobbiamo fare di più e meglio, ed è indispensabile crescere sentendo la vicinanza di tutti anche in termini di campagna tesseramenti. Sono pochi euro, quindici per l’esattezza, ma quel che conta è estendere la forza delle famiglie aderenti all’associazione.
I punti sui quali le famiglie sono chiamate a discutere e prender posizione sono più d’uno e tutti fondamentali; tanti e diffusi su praticamente tutti gli aspetti di una quotidianità sempre più difficile per le famiglie con figli con disabilità. Il periodo è tale che, in qualsiasi discussione il problema si focalizza inevitabilmente sul denaro. Mentre i regni del potere politico ed economico sguazzano nella realtà benestante, oggi come allora le risorse per il loro mantenimento vengono prelevate da chi benestante non è. Più che in tutti gli altri Paesi occidentali, la disabilità è vista come il limone da spremere, quasi fosse un’isola felice dove le persone con disabilità godono di risorse illimitate ed inutilmente sperperate. Invece per tanti è un inferno senza fine, cui si aggiunge il batter di tamburi dei
media nel cercare i falsi disabili, sempre più percepito, ahinoi, quale vero cancro della società. Pare un accanimento perverso su chi, oltre alle difficoltà proprie o dei propri cari, deve prendersi carico anche della crisi, dello sfascio morale del Paese, delle violenze gratuite. L’“inizio della fine” che ha portato alle difficoltà dei nostri giorni, prende avvio dal progressivo smantellamento da parte dello Stato del “sociosanitario”, col servizio sanitario che man mano passa al privato. A breve potremo avere il privilegio di assistere alla fine del sistema sociale che il pubblico ha fin qui assicurato: dopo i primi sussurri, i comuni urlano oggi quelli che saranno i risultati della drastica riduzione di fondi, ovvero l’impossibilità sempre più incipiente di riuscire a erogare i servizi basilari alle persone con disabilità (e non solo). Questo significa che presto le famiglie rischieranno di doversi far carico, in buona misura o totalmente, dei costi dell’assistenza scolastica, dei trasporti, oppure delle rette per i centri diurni, dei ticket per le visite specialistiche, dei costi per le terapie e così via. Non si parla di anni, ma di futuro molto vicino a noi, di una crudeltà come solo la perfidia politica sa concepire: il 3 dicembre scorso, nella giornata internazionale delle persone con disabilità, il nostro Paese ha compiuto un atto di spregio assoluto verso i suoi cittadini, approvando la riforma dell’ISEE, l’indicatore della situazione economica equivalente, con modalità vessatorie per le persone con disabilità.
Dopo mesi di rassicurazioni, di sbandierati lavori di lobbying ma anche ripetuti allarmi provenienti da più fronti, il parto del governo, presentato a favore delle persone con disabilità, nella realtà dei fatti va nella direzione opposta, beffandosi di quanto richiesto negli ultimi mesi e proseguendo in un dissennato percorso economico di risanamento estetico, a dimostrazione che credere nel dialogo del compromesso porta su una strada pericolosa, rendendo ancor più drammatica la vita di chi è più debole, dimenticandosi delle vere priorità del sociale.
Ma che società è quella che persevera nel mantenere una massa di ladri, corrotti e corruttori nelle posizione chiave andando a togliere risorse vitali ai più deboli? Non solo; la razionalizzazione delle risorse ante crisi e poi la crisi vera e propria, hanno rappresentato non solo un (in)discutibile taglio alle risorse per la disabilità, quanto una pericolosa diffusione di rigurgiti di logiche che si sperava fossero definitivamente sconfitte e abbandonate. Così non è. Si attinge alle risorse dai più deboli e dai pochi fondi rimasti giusto per far funzionare (in termini quantitativi, non certo qualitativi) le strutture e attività esistenti; toglierle significa non poter più permettere alle persone con disabilità di vivere in modo degno, significa distruggere quei progetti di vita che con una fatica immane le famiglie hanno costruito sia per chi è nell’età dell’infanzia come nel “dopo di noi”.
Non facciamoci prendere per i fondelli da chi afferma che i soldi non ci sono e che è necessario mediare con un compromesso. E neppure pensiamo che, le persone con disabilità e i loro famigliari, siano numericamente troppo pochi per dare un segnale importante. I numeri li abbiamo, basti pensare che a noi e i nostri figli si sommano le famiglie vicine, i parenti coinvolti e le persone anziane. Un 20% circa della popolazione che può incidere decisamente sulle scelte politiche socio-economiche. Basta volerlo ed essere uniti nel chiedere scelte degne di un paese civile, come già da tempo e senza andar lontano attuano gli altri Stati europei.
Ricordiamolo: una società che rispetta la disabilità, lo fa per tutte le persone. Il compromesso impoverisce le persone con disabilità arricchendo chi risorse già possiede. La prevaricazione odierna porta dritta a scelte quali l’esclusiva delle scuole speciali (magari private), alla discriminazione e alla ghettizzazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
L’associazione Genitori Tosti si prefigge di incidere nelle scelte, senza compromessi, per lottare contro questa marea discriminatoria e nell’attivare e supportare i servizi alla persona nelle varie fasce d’età, dall’infanzia all’età adulta.
Sulle attività nella scuola e nel dopo-scuola, discutiamo e potete leggerne ampiamente nelle pagine qui sul sito, sul blog, sul forum o sul gruppo Facebook. Ci preme però definire, anche per chi a questi temi si affaccia da poco tempo, a che punto siamo; quindi, per chi vuole proseguire, l’invito è a seguire il seguente link, approfondendo due aspetti per noi primari: scuola e il periodo oltre la scuola, fino a lambire il “dopo di noi”.
Se invece il link all’approfondimento non lo leggerete, vi basti sapere che abbiamo bisogno di persone con idee ben diverse da quelle viste fino ad oggi nel governo del Paese; per dar loro un segnale abbiamo bisogno di persone toste; di voi.
L’anno nuovo si avvicina. Vi aspettiamo.